venerdì 26 gennaio 2018

PER NON DIMENTICARE... GIORNATA DELLA SHOAH



AD AUSCHWITZ C’ERA LA NEVE……






Ci sono parole che da sole, senza nessun ausilio di verbi o di complementi di specificazione, mostrano la loro complessa ed oscura follia.

 Una di queste parole è Auschwitz, la fabbrica dello sterminio creata dai nazisti, che nel corso degli anni è diventato il sinonimo più eloquente dello genocidio ebraico. Dopo tanti anni dalla liberazione del lager e dopo aver letto libri, visto film e documentari sulla Shoah resta ancora un dubbio nella testa delle persone. 
Come ha fatto un uomo a trasformare un popolo intero, in macchine della morte così efferate che sembrano essere senza sentimenti?
 È difficile trovare una risposta anche perché, non è solo una questione di numeri circa sei milioni di ebrei uccisi(senza contare i molti sopravvissuti che si sono suicidati o hanno perso il controllo mentale negli anni seguenti.), ma soprattutto a colpire di più sono i modi in cui venivano massacrati fino a perdere la dignità di esseri umani. 
  Cosa che è spiegata molto bene nel saggio “La banalità del male” di Hanna Arendt.
 Il libro ha come protagonista Adolf Eichmann, una persona quasi anonima, un burocrate al servizio del Reich, che per anni ha svolto il compito di organizzare gli orari di partenza ed arrivo dei treni per i campi di sterminio.
 Fuggito in Argentina nel 1945, Eichmann viene catturato dai servizi segreti Israeliani nel 1960, processato e condannato all’impiccagione per gravi reati contro l’umanità nel 1961. 

 Nel libro intervista il burocrate ammette che quando è stato portato ad Auschwitz, per un sopralluogo poco prima della liberazione, ha provato un senso di orrore nel vedere i resti di  uomini, donne e bambini  ridotti a  soltanto ad uno sottile strato di pelle da cui si potevano contare le ossa, senza capelli uccisi senza colpa. 
Eichmann ammette che a fatica riesce a trattenere le lacrime e il senso di sgomento. Non credo sia necessario soffermarsi ancora una volta sui numeri  sulle complesse teorie a riguardo del perché di tale massacro, ma vorrei citare un argomento riguardo l’olocausto a me caro.
 Si è tanto discusso sul silenzio del Vaticano sulla questione della Shoah, ma probabilmente non si è considerato abbastanza il clima difficile in cui sono avvenuti i fatti.


 Dal 1939 sulla cattedra di Pietro è seduto Pio XII ( al secolo Eugenio Pacelli) che durante l’Olocausto ha salvato diversi Ebrei nascondendoli nelle chiese e nella canonica di San Pietro, diede dispensa affinché nei conventi venisse sciolto in via del tutto eccezionale il vincolo della promiscuità. 
Inoltre è stato promotore, insieme a Monsignor Montini del film  “La porta del cielo” di Vittorio De Sica dove molti attori e collaboratori erano ebrei.
 Ma l’aiuto di Papa Pacelli non finisce qui, infatti appena i tedeschi occupano Roma nel 1944, ghettizzano il quartiere ebraico della capitale chiedendo un’ingente somma d’oro altrimenti tutti gli ebrei Romani sarebbero stati trasferiti nei campi di sterminio. Il pontefice saputa la notizia decide di vedere di pagare di tasca sua il riscatto anche se, non ce ne sarà bisogno perché gli ebrei riescono a mettere insieme tutto l’oro necessario per pagare la somma.
 Ed ancora, non è un caso che proprio durante l’occupazione nazista le guardie Vaticane aumentano da poche centinaia di unità ad un numero che arriva a circa cinquemila arruolati.
 Il pericolo di una simile catastrofe, Papa Pacelli l’aveva già teorizzata quando negli anni venti era nunzio apostolico in Germania. 
Era il periodo in cui Hitler aveva incominciato a girare per le città tedesche per conquistare consensi, e il nunzio apostolico in un discorso così diceva: “È da condannare il fanatismo di certa gente non bavarese.” 
Tra i fatti storici che si sono susseguiti dopo la fine della seconda guerra mondiale e che hanno fatto luce sull’Olocausto c’è sicuramente l’importante processo di Norimberga. 
  Iniziato il venti novembre 1945 e concluso circa un anno più tardi il primo  ottobre del 1946, il processo vede come imputati tutti i gerarchi nazisti che sono stati catturati dopo la firma dell’armistizio dell’8 maggio del 1945. 
Gli imputati sono accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
 La prova schiacciante contro i nazisti viene mostrata in aule qualche giorno prima della sentenza, quando vengono proiettate delle immagini girate il 27 gennaio del 1945 quando le truppe sovietiche  liberano il campo di Auschwitz.
 Le cronache narrano che durante la visione di quei video c’era un silenzio surreale nell’aula e che molti nazisti non riuscirono a guardare i video. 
C’era chi abbassava la testa, c’era chi si metteva le mani davanti agli occhi e chi addirittura sia uscito fuori dalla stanza. 
Secondo le fonti l’unico a rimanere impassibile a tutto questo è stato Herman Goring, colui che dopo Hitler avrebbe dovuto prendere in mano le sorti del Reich. 
Molti degli imputati al processo di Norimberga furono condannati a morte, altri furono condannati all’ergastolo, pochi furono gli assolti.
 Tra le persone che furono assolte è giusto citare Franz Von Papen, ambasciatore tedesco in Turchia durante gli anni della Guerra.
 Ad Istanbul aveva conosciuto Monsignor Roncalli, e insieme al futuro papa Giovanni XXIII, lavorò per salvare circa seicento bambini ebrei  facendoli arrivare via nave da Istanbul fino in Palestina.
 In occasione del processo, Monsignor Roncalli mandò una lettera alla corte,  in cui testimoniava l’aiuto avuto da Von Papen per salvare quei bambini.
 Nel 2005 l’O.N.U. decreta che il 27 gennaio diventa il giorno della memoria, per ricordare ogni anno le innocenti vittime dell’olocausto. 
E’stato scelto proprio il giorno in cui i Russi liberano Auschwitz che come dice Guccini c’era la neve, una canzone che spiega bene le angherie subite da milioni di persone e che tutti dovremmo ascoltare spesso per far si che non succedano più questi enormi orrori.
Emiliano Ancarola
26\01\2018

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