AD AUSCHWITZ C’ERA LA NEVE……
Ci sono parole che da sole, senza nessun ausilio di verbi o di
complementi di specificazione, mostrano la loro complessa ed oscura follia.
Una
di queste parole è Auschwitz, la fabbrica dello sterminio creata dai nazisti,
che nel corso degli anni è diventato il sinonimo più eloquente dello genocidio
ebraico. Dopo tanti anni dalla liberazione del lager e dopo aver letto libri,
visto film e documentari sulla Shoah resta ancora un dubbio nella testa delle persone.
Come ha fatto un uomo a trasformare un popolo intero, in macchine della morte
così efferate che sembrano essere senza sentimenti?
È difficile trovare una risposta anche perché, non è solo una
questione di numeri circa sei milioni di ebrei uccisi(senza contare i molti
sopravvissuti che si sono suicidati o hanno perso il controllo mentale negli
anni seguenti.), ma soprattutto a colpire di più sono i modi in cui venivano
massacrati fino a perdere la dignità di esseri umani.
Cosa che è spiegata molto bene nel saggio “La
banalità del male” di Hanna Arendt.
Il libro ha come protagonista Adolf
Eichmann, una persona quasi anonima, un burocrate al servizio del Reich, che
per anni ha svolto il compito di organizzare gli orari di partenza ed arrivo
dei treni per i campi di sterminio.
Fuggito in Argentina nel 1945, Eichmann
viene catturato dai servizi segreti Israeliani nel 1960, processato e
condannato all’impiccagione per gravi reati contro l’umanità nel 1961.
Nel
libro intervista il burocrate ammette che quando è stato portato ad Auschwitz,
per un sopralluogo poco prima della liberazione, ha provato un senso di orrore
nel vedere i resti di uomini, donne e
bambini ridotti a soltanto ad uno sottile strato di pelle da
cui si potevano contare le ossa, senza capelli uccisi senza colpa.
Eichmann
ammette che a fatica riesce a trattenere le lacrime e il senso di sgomento. Non
credo sia necessario soffermarsi ancora una volta sui numeri sulle complesse teorie a riguardo del perché
di tale massacro, ma vorrei citare un argomento riguardo l’olocausto a me caro.
Si è tanto discusso sul silenzio del Vaticano sulla questione della Shoah, ma
probabilmente non si è considerato abbastanza il clima difficile in cui sono
avvenuti i fatti.
Dal 1939 sulla cattedra di Pietro è seduto Pio XII ( al secolo
Eugenio Pacelli) che durante l’Olocausto ha salvato diversi Ebrei nascondendoli
nelle chiese e nella canonica di San Pietro, diede dispensa affinché nei
conventi venisse sciolto in via del tutto eccezionale il vincolo della
promiscuità.
Inoltre è stato promotore, insieme a Monsignor Montini del
film “La porta del cielo” di Vittorio De
Sica dove molti attori e collaboratori erano ebrei.
Ma l’aiuto di Papa Pacelli
non finisce qui, infatti appena i tedeschi occupano Roma nel 1944, ghettizzano
il quartiere ebraico della capitale chiedendo un’ingente somma d’oro altrimenti
tutti gli ebrei Romani sarebbero stati trasferiti nei campi di sterminio. Il
pontefice saputa la notizia decide di vedere di pagare di tasca sua il riscatto
anche se, non ce ne sarà bisogno perché gli ebrei riescono a mettere insieme
tutto l’oro necessario per pagare la somma.
Ed ancora, non è un caso che proprio
durante l’occupazione nazista le guardie Vaticane aumentano da poche centinaia
di unità ad un numero che arriva a circa cinquemila arruolati.
Il pericolo di
una simile catastrofe, Papa Pacelli l’aveva già teorizzata quando negli anni
venti era nunzio apostolico in Germania.
Era il periodo in cui Hitler aveva
incominciato a girare per le città tedesche per conquistare consensi, e il
nunzio apostolico in un discorso così diceva: “È da condannare il fanatismo di
certa gente non bavarese.”
Tra i fatti storici che si sono susseguiti dopo la
fine della seconda guerra mondiale e che hanno fatto luce sull’Olocausto c’è
sicuramente l’importante processo di Norimberga.
Iniziato il venti novembre 1945 e concluso
circa un anno più tardi il primo ottobre
del 1946, il processo vede come imputati tutti i gerarchi nazisti che sono
stati catturati dopo la firma dell’armistizio dell’8 maggio del 1945.
Gli
imputati sono accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
La
prova schiacciante contro i nazisti viene mostrata in aule qualche giorno prima
della sentenza, quando vengono proiettate delle immagini girate il 27 gennaio del
1945 quando le truppe sovietiche liberano il campo di Auschwitz.
Le cronache
narrano che durante la visione di quei video c’era un silenzio surreale
nell’aula e che molti nazisti non riuscirono a guardare i video.
C’era chi
abbassava la testa, c’era chi si metteva le mani davanti agli occhi e chi
addirittura sia uscito fuori dalla stanza.
Secondo le fonti l’unico a rimanere
impassibile a tutto questo è stato Herman Goring, colui che dopo Hitler avrebbe
dovuto prendere in mano le sorti del Reich.
Molti degli imputati al processo di
Norimberga furono condannati a morte, altri furono condannati all’ergastolo,
pochi furono gli assolti.
Tra le persone che furono assolte è giusto citare
Franz Von Papen, ambasciatore tedesco in Turchia durante gli anni della Guerra.
Ad Istanbul aveva conosciuto Monsignor Roncalli, e insieme al futuro papa
Giovanni XXIII, lavorò per salvare circa seicento bambini ebrei facendoli arrivare via nave da Istanbul fino
in Palestina.
In occasione del processo, Monsignor Roncalli mandò una lettera
alla corte, in cui testimoniava l’aiuto
avuto da Von Papen per salvare quei bambini.
Nel 2005 l’O.N.U. decreta che il
27 gennaio diventa il giorno della memoria, per ricordare ogni anno le
innocenti vittime dell’olocausto.
E’stato scelto proprio il giorno in cui i
Russi liberano Auschwitz che come dice Guccini c’era la neve, una canzone che
spiega bene le angherie subite da milioni di persone e che tutti dovremmo
ascoltare spesso per far si che non succedano più questi enormi orrori.
Emiliano
Ancarola
26\01\2018
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