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venerdì 30 marzo 2018
martedì 27 marzo 2018
IL GIORNO IN CUI FINI LA PRIMAVERA....
12 DICEMBRE 1969 IL GIORNO IN CUI FINI’ LA
PRIMAVERA……..
Di Emiliano Ancarola
Quando si parla degli anni ’60 del novecento in Italia, si cita
soprattutto il boom economico dovuto alla ricostruzione del dopoguerra.
I
simboli di quegli anni sono la Fiat 500, la Lambretta, le balere dove si andava
a ballare il sabato sera e in televisione ancora in Bianco e Nero spopolano i
programmi televisivi Canzonissima e Carosello.
Nel calcio il Milan del Paron
Nereo Rocco vince la prima coppa dei campioni nella finale di Wembley contro il
Benfica nel 1963, successo bissato dalla “Grande Inter” di Facchetti e Mazzola
nelle stagioni 1963-1964 e 1964-1965.
Insomma gli anni sessanta sono stati per l’Italia, un periodo florido
che ancora oggi molte persone ricordano con un sorriso.
Ma ad un certo punto
tutto è cambiato, è arrivato il 1968.
Il sessantotto rappresenta l’ultimo
spartiacque tra un prima e un dopo nel XXI secolo. Mentre negli Stati Uniti e
nel Regno Unito la rivoluzione era in atto già dal 1965 in Italia e in Francia
la rivoluzione arriva tre anni più tardi.
Ma qual è il fattore scatenante di
questa sommossa? Non mi dilungo sulle altre Nazioni, ma in Italia il movimento
sessantottino nasce dall’alfabetizzazione di massa che si è susseguita alla
fine della seconda guerra mondiale.
Gli studenti universitari giudicano la
preparazione offerta dallo Stato troppo retrograda ed arcaica e così si
incominciano a ribellare e far sentire la propria voce. Nascono comitati,
collettivi e picchetti, e si organizzano molte manifestazioni di piazza. Molte
di queste manifestazioni finiscono con scontri con le forze dell’ordine e
decine di feriti.
E’ il primo dei segnali inquietanti che lo Stato almeno in un
primo momento sottovaluta.
I giovani italiani, di quel
periodo sono anche schierati politicamente, infatti se il governo centrale è
retto dalla DC, non mancano estremisti extraparlamentari sia di destra che di
sinistra che alzano il livello della tensione.
Infatti quello che succede dal
sessantotto e per tutti gli anni settanta è stata definita “Strategia della
tensione”.
Durante il 1969 in tutto il Paese ci sono dei disordini, dalle
proteste degli studenti si passa a quelle dei sindacati che richiedono più
sicurezza per gli operai, meno ore di lavoro e un adeguamento salariale
equivalente a quello degli altri Paesi europei.
Proprio a sottolineare questa
voglia di lotta e di cambiare le cose c’era uno slogan usato e forse anche
abusato in quegli anni che recitava “Il nostro Vietnam sono le fabbriche”.
Dal
settembre del 1969 inizia un periodo denominato “Autunno Caldo” in cui
si verificano diversi attentati e scontri di piazza.
Tra questi il più cruento avviene a Piazza Fontana a Milano il 12
dicembre 1969 nella Banca Nazionale dell’Agricoltura.
La strage avviene di
venerdì pomeriggio, quando l’edificio è gremito di agricoltori ed intermediari.
Infatti ogni venerdì pomeriggio la banca
rimane aperto oltre l’orario d’ufficio per dare la possibilità agli agricoltori
di acquistare e vendere terreni direttamente lì con l’ausilio di un
intermediario.
Alle ore 16:37 una bomba
messa in una valigetta 24 ore e posizionata sotto il tavolo centrale della
banca esplose uccidendo 17 persone e ferendone 88.
L’esplosione lasciò un forte odore di mandorle che invase la stanza.
Quando arrivano le forze dell’ordine non riescono
a credere ai propri occhi, erano
impreparati davanti ad una simile strage, del resto tutto lo Stato lo
era.
Quel giorno furono individuate altre due bombe, una sempre a Milano nella “Banca commerciale
italiana” in piazza della Scala, ed un'altra esplosione venne eseguita a Roma
nella “Banca nazionale del lavoro” in via San Basilio alle ore 16:55.
Alle
17:20 altri due ordigni esplosero davanti l’Altare della Patria e all’ingresso
del Museo centrale del Risorgimento a Piazza Venezia, provocando 16 feriti.
La
bomba ritrovata nella banca commerciale di Milano non esplose e l’ordigno è
stato fatto “brillare” cioè esplodere in un luogo sicuro la sera stessa.
E’ una
cosa strana perché quell’ordigno poteva essere molto utile nelle indagini.
E di
cose strane in quei giorni ne succedono tante, per esempio il governo è
convinto che ad effettuare la strage siano stati gli “Anarchici”, così arrivano
da Roma ordini di interrogare tutti gli anarchici del territorio romano e
milanese senza sosta, fino al momento che non fosse uscita l’identità del
colpevole.
A Milano in questura nella notte tra il 15 e il 16 dicembre mentre
gli uomini del commissario Luigi Calabresi stanno interrogando il ferroviere
anarchico Giuseppe Pinelli.
Pinelli ad un certo punto precipita dalla finestra
dell’ufficio del commissario cadde a
terra perdendo la vita.
L’opinione pubblica extraparlamentare si scaglia contro
il commissario definendolo “ Boia
Assassino”. Luigi Calabresi per questo evento fu processato ed assolto.
Ma fu
assassinato il 17 maggio 1972 da un commando delle Brigate Rosse.
Tornando alla bomba di Piazza
Fontana, in un primo momento le forze dell’ordine si convincono che ad
effettuare la strage sia stato Pietro Valpreda, un ballerino anarchico
sospettato di aver già eseguito alcuni attentati mediante l’esplosivo.
In più
c’è la testimonianza di un tassista che afferma di aver accompagnato
Valpreda il giorno dell’attentato
proprio davanti la Banca Nazionale dell’Agricoltura.
Qualche giorno dopo il
tassista viene convocato in commissariato per riconoscere l’attentatore e
quando indica Valpreda, il ballerino risponde con la frase “Ma, mi hai guardato
bene?”, infatti Valpreda era vestito male e spettinato, mentre accanto a lui
c’erano quattro poliziotti in borghese ben vestiti.
Passeranno alcuni anni per
capire che Valpreda con Piazza Fontana non c’entra niente, in realtà durante il
corso dell’indagine si incomincia a
credere che l’attentato sia stato fatto da un nucleo di estremisti di destra
capeggiati da Franco Freda, e forse in questa strage ha avuto un ruolo
determinante una parte dei Servizi Segreti, che ha insabbiato e coperto le prove.
Sta di fatto che Freda e i
suoi seguaci di estrema destra furono condannati in primo grado e poi assolti
in appello ed in cassazione.
Ancora oggi la giustizia non ha ancora trovato un
colpevole della strage, ma quella bomba esplosa nella banca ha dato inizio agli anni di piombo, un periodo duro,
caratterizzato da morti nelle strade e paure, dove a volte bastava soltanto credere in un ideale politico per essere ucciso.
Con
questa strage finisce la gioiosa
primavera degli anni sessanta e inizia un inverno che durerà per tutti gli anni
settanta.
La Morte non è niente. Henry Scott Holland
La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.
https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=6077596221176536221#editor/target=post;postID=497113511348812817;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=1;src=postname
(Henry Scott Holland)
Sono solamente passato dall'altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.
https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=6077596221176536221#editor/target=post;postID=497113511348812817;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=1;src=postname
(Henry Scott Holland)
lunedì 26 marzo 2018
Ciao Fabrizio.
L'uomo dalla risata fragorosa, i Beatles nel cuore, il testimone di tante battaglie: addio a Fabrizio Frizzi ...
Stanotte ci ha lasciato per una emoraggia celebrale: la sua umanita' ha contagiato tutti, cosi' come il suo impegno a favore di Telethon. Tantissimi i messaggi d'affetto per questo signore del piccolo schermo, fan dei Beatles..
A 7 anni li vide al Teatro Adriano..
Appena 60enne, aveva superato qualche mese fa dei momenti difficili, ma sembrava si fosse ripreso: quando i Beatles si esibirono a Roma nel 1965, tra il pubblico c'era anche lui ..
Ho tanti episodi da raccontare, tanti aspetti che univano la sua indubbia gentilezza ad una cultura musicale veramente forte: suo fratello Fabio è un famoso musicista,a dimostrazione che in casa loro quella cultura basata sulle sette note ha sempre trovato spazio. Pensate se fosse capitato anche a voi di andare a vedere i Beatles, mentre siete in Seconda Elementare..
https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=6077596221176536221#editor/target=post;postID=9022062248844072327
La foto che ho scelto per questo mio articolo, lo ritrae con alle spalle due simboli a cui era molto legato: la RAI e Telethon, di cui è stato un convinto testimone. Ci eravamo sentiti telematicamente in chat di Facebook qualche settimana, anche per parlare di un nostro comune amico (mi riferisco a Stefano Cesare) e dei suoi sogni, nonostante sia costretto a stare su una sedia a rotelle: Fabrizio mi aveva detto che era bello che Stefano Cesare continuasse a credere nel suo sogno di scrivere canzoni, financo di cantarle. Gli avevo risposto che questo sogno si poteva concretizzare se noi potevamo dargli una mano: Fabrizio mi ha risposto che l'avrebbe fatto, appena superato questo momento di lavoro, dopo dei mesi difficili sul fronte fisico.
Non ce l'ha fatta: la sua risata si è spenta per sempre ..
Nota di Stefano Mele.
Ho conosciuto Fabrizio Frizzi, in ospedale Gemelli, dove fece una spettacolare per l'associazione Andrea Tudisco, un anno dopo il famoso conduttore mi ha fatto un intervista a Telethon.
Lui ha raccontato la mia storia, sono affetto dalla distrofia muscolare di Duchenne, una malattia neurodegenerative.
Grazie per la tua sensibilità e umanità.
Grazie per la tua competenza.
Grazie per aver fatto conoscere la mia malattia.
Grazie per il tuo lavoro.
Grazie per il tuo volontariato.
Grazie per il sorriso.
Questo non è un addio, ma solo un arrivederci.
Rimarai sempre con me, nel mio cuore.
domenica 25 marzo 2018
Centro Ascolto Duchenne
Il Centro d'ascolto Duchenne compie oggi il suo primo anno, grazie al supporto e alla volontà di chi ha fatto sì che un sogno diventasse realtà! GRAZIE al direttore della Banca Monte Pruno Michele Albanese ed a tutto il suo staff che da un anno ci accompagnano nella lotta alla distrofia muscolare di Duchenne e Becker. GRAZIE a Gerardo Laurenzana e Raffaele Olita la cui determinazione è stata promotrice di cambiamento. GRAZIE alla Parent Project Onlus che crede nel gruppo della Basilicata e sostiene le famiglie ed i loro progetti sul territorio. GRAZIE alle istituzioni ed in particolare al Garante dell'infanzia e adolescenza Vincenzo Giuliano ed alla dott.ssa Giulia Motola che lottano al nostro fianco per la tutela dei diritti dei ragazzi e delle loro famiglie. GRAZIE a Giusy Condosta per il prezioso supporto legale. GRAZIE a tutti i volontari ed i cittadini che sostengono le nostre iniziative di raccolta fondi per la ricerca. E, non da ultimo, GRAZIE A TUTTE LE FAMIGLIE, vero motore di questa associazione, che quotidianamente rinnovano la loro fiducia nell'associazione e nella sottoscritta. Sono stati 365 giorni carichi di emozioni. L'inizio di un'avventura tanto inattesa quanto coinvolgente ed arricchente! E per voi che anno è stato?? Scrivetelo nei commenti... AUGURI A NOI!! Dott:ssa Rossana Benedeto.
martedì 13 marzo 2018
SP 32 aspettando che i lavori ripartono, arrivano buone notizie...
SP 32 FINALMENTE LA SVOLTA.....
Nel mese di Dicembre scorso l'ufficio Viabilità della Provincia di Potenza e l'appaltatore dei lavori di completamento dell'arteria interrotti nel 2015, avevano raggiunto l'intesa transattiva per la ripresa del cantiere e il riavvio dell'appalto alle medesime condizioni progettuali e contrattuali originarie.
https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=6077596221176536221#editor/target=post;postID=8835035488995059185
Il presidente mi ha comunicato che Venerdì l'ufficio ha ricevuto la polizza fideiussoria da parte dell'impresa per la sottoscrizione della transazione e del contratto.
Con la dovuta e responsabile cautela il presidente e i consiglieri hanno ricevuto rassicurazioni che i lavori dovrebbero riprendere entro la prossima primavera, il tempo della ratifica formale degli atti e della riorganizzazione del cantiere. Seguiranno aggiornamenti di dettaglio....
Aspettiamo il completamento di questa arteria della Val CAMASTRA...
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